LA SCUOLA CHE VOGLIONO I CONTESTATORI DELLA RIFORMA

SOTTO LA BANDIERA DELLA “LIBERTÀ DI INSEGNAMENTO” RIFIUTANO QUALSIASI VALUTAZIONE: I SOLI INTERESSI CHE VERAMENTE CONTANO, PER LORO, SONO QUELLI DEGLI ADDETTI  

Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 345, 18 maggio 2015 – In argomento v. anche il primo editoriale telegrafico per la stessa NwslSe sono i poveri a pagare per la libertà degli insegnanti di non insegnare.

C’è qualcuno che abbia capito quale tipo di valutazione dell’insegnamento vogliano coloro che contestano la riforma della scuola? Rifiutano la valutazione oggettiva dei test standardizzati Invalsi, rifiutano la valutazione soggettiva degli studenti e delle famiglie, rifiutano quella del preside, rifiutano quella per merito e utilità effettiva delle competenze di chi aspira a essere immesso in ruolo. In realtà non vogliono alcuna valutazione. La rifiutano in nome di un valore: la “libertà di insegnamento” (salvo impedire a un istituto scolastico di cambiare una virgola dei programmi ministeriali). Che questo valore finisca col tradursi in troppi casi nella libertà di insegnare male o di non insegnare affatto, questo non li preoccupa minimamente. Perché la scuola a cui pensano loro esiste esclusivamente in funzione degli interessi non di chi cì studia, ma di chi cì lavora; e in particolare di chi più teme la valutazione del merito. Per questo si sono sempre opposti a tutte le riforme, da qualsiasi parte venissero proposte: perché per loro, a ben vedere, anche se non glielo sentirete mai ammettere, la scuola perfetta è quella in cui il merito individuale e collettivo del corpo docente non conta nulla. Esattamente ciò che accade nella scuola attuale.

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