QUESTION TIME SU CONTRATTO DI RICOLLOCAZIONE E ACTIVE AGEING

LE RISPOSTE DEL MINISTRO IN SENATO SU DUE QUESTIONI CRUCIALI IN MATERIA DI LAVORO E DI WELFARE

Estratto dal resoconto stenografico della sessione pomeridiana del Senato del 9 aprile 2015, nella quale si è svolto il question time con il ministro Giuliano Poletti.

[…]

PRESIDENTE. […] Passiamo ora alle interrogazioni su interventi in materia previdenziale, cui risponderà il ministro del lavoro e delle politiche sociali Poletti.

ICHINO (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ICHINO (PD). Signor Presidente, mi chiedevo se il signor Ministro potrà, nella seconda tornata di risposte, tornare sull’ultimo punto della domanda della senatrice Parente riguardante il nesso tra contratto di ricollocazione e condizionalità, che penso sia molto importante in materia di ristrutturazione dei servizi per l’impiego.

La domanda relativa, invece, alla materia previdenziale è questa. Le misure indispensabili per il riequilibrio finanziario del nostro sistema pensionistico, e in particolare quelle relative all’aumento del requisito di età per il pensionamento, sono state adottate nel 2011, purtroppo con due decenni di ritardo rispetto a quello che sarebbe stato possibile e necessario, senza la gradualità che sarebbe stata necessaria. È mancata, in questo modo, la possibilità di mettere in campo le misure necessarie per la promozione dell’invecchiamento attivo, che in altri Paesi costituiscono, sotto il titolo dell’active ageing, un capitolo molto importante del sistema del welfare e del workfare.

Escluso che la soluzione del problema della disoccupazione dei cinquanta e sessantenni possa essere individuata in un ritorno indietro rispetto alla riforma del 2011, chiedo al ministro del Lavoro di conoscere l’orientamento del Governo circa la possibilità che essa venga cercata invece nella previsione di un caso speciale di intervento dell’Assicurazione Sociale per l’Impiego, o del Reddito di inserimento a carattere assistenziale, riservato alle persone ultracinquantacinquenni che abbiano perso il lavoro: un intervento che dovrebbe essere combinato con iniziative di promozione della rioccupazione di queste persone ispirate alle migliori esperienze che, sul terreno dell’active ageing, sono disponibili nel panorama del centro e nord-Europa.

[…]

PRESIDENTE. Ha facoltà di rispondere congiuntamente il ministro del lavoro e delle politiche sociali Poletti.

POLETTI, ministro del lavoro e delle politiche sociali. […] La questione della condizionalità, cui ha fatto riferimento il senatore Ichino, è chiaramente per noi assolutamente rilevante. Nel momento in cui si ipotizza un contratto di ricollocazione e quindi la possibilità di proporre ad un lavoratore di interrompere il godimento di un ammortizzatore sociale – in questo caso si tratterebbe della NASPI – deve esserci una concreta possibilità di passaggio, anche se sappiamo che poi il lavoratore farà la sua valutazione: se deve smettere di godere di un sussidio tipo la NASPI per andare a fare un lavoro che gli darà lo stesso tipo di reddito, è ovvio che preferirà continuare a rimanere nella situazione precedente. C’è dunque un nesso tra le condizioni alle quali si offre il nuovo posto di lavoro ed il vincolo «in termini di obbligo»: è chiaro che, se non sarà così, questo meccanismo tendenzialmente non funzionerà. Il tema della condizionalità è dunque assolutamente essenziale.

Per evitare di sforare il tempo a mia disposizione anche in questo secondo round, credo che alcune risposte possano valere per tutte le domande che mi sono state rivolte sul tema generale della riforma Fornero, con particolare riferimento a che cosa si pensa di fare.

Noi pensiamo che sia necessario rimettere mano a questa situazione, perché effettivamente – non esprimo qui considerazioni puntuali rispetto alla riforma – oggi verifichiamo l’esigenza di cambiare una serie di situazioni.

In particolare, abbiamo un problema di tipo sociale evidente: i lavoratori che arrivano vicino alla maturazione del requisito di pensionamento, ma che non sono più coperti da ammortizzatori sociali, rischiano di trovarsi in una terra di nessuno e di questo occorre tener conto. Da una parte abbiamo cercato di affrontare questo tema utilizzando l’ASDI, l’assegno di disoccupazione, cercando di prolungare questo istituto, ma il problema rimane, per cui dovremo trovare la maniera di affrontarlo.

È nostra intenzione, quindi, intervenire sul tema delle pensioni. Credo che il momento nel quale potremo fare questa operazione non potrà che essere l’esame della legge di stabilità, perché avremmo bisogno di quantificare e qualificare le risorse che saranno necessarie per gestire le scelte che andremo a fare eventualmente in quella sede. Oggi dunque l’INPS è impegnato in un lavoro di analisi, di valutazione, di predisposizione e di simulazione di opzioni possibili per verificare quali siano quelle più efficaci rispetto agli obiettivi economicamente sostenibili. Da questo punto di vista sappiamo infatti che abbiamo dei vincoli o comunque delle condizioni normative che dobbiamo tenere assolutamente in considerazione e ai quali dobbiamo fare riferimento. Quindi abbiamo un tema sociale, quello che dicevo, ed abbiamo un tema generale di flessibilità in uscita. Questo è l’altro elemento sul quale ci stiamo esercitando, cioè valutare quali possono essere le modalità attraverso le quali produrre questa situazione. A questo è collegata la problematica che avete proposto: chiamiamola staffetta generazionale o come vogliamo, abbiamo comunque un tema di connessione tra uscita o ribaltamento di una logica. La dico in questo modo: nel nostro Paese, in passato e fino ad ora, è stato utilizzato un meccanismo dei lavori socialmente utili (chiamiamolo così) ed è stato utilizzato rispetto ai giovani, cioè rispetto alle persone che non avevano un’opportunità di lavoro. Non voglio fare ora una traslazione scorretta, però il tema che ci proponeva il senatore Ichino in termini di come gestire una fase di uscita dal mercato del lavoro o dalla propria professione in maniera graduale e sostenibile, sia sul piano previdenziale che sul piano personale, credo sia un tema che dobbiamo assolutamente affrontare, perché parla di entrambe le questioni che sono state qui citate. […]

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