UK E FRANCIA – 2. UNA LEZIONE PER L’ITALIA

Nel Regno Unito il dato che più conta oggi è quello degli eletti europeisti e di quelli favorevoli alla Brexit; qualcosa di analogo è accaduto in Francia; e accadrà all’indomani delle prossime elezioni politiche anche in Italia

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Secondo editoriale telegrafico per la
Nwsl n. 440, 10 giugno 2017 – In argomento v. anche il primo,  Perché la Brexit ha perso; inoltre Quanto costerà ai britannici l’uscita dalla UE?      .
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Unione Europea
A chi avesse ancora qualche dubbio su quale sia la scelta politica fondamentale che gli elettori di tutti i Paesi europei oggi sono chiamati a compiere, consiglio la lettura dell’editoriale di Timothy Garton Ash su The Guardian e la Repubblica di mercoledì scorso. Alla vigilia delle elezioni politiche britanniche, il politologo dell’Università di Oxford constatava che la questione cruciale all’ordine del giorno è ancora l’alternativa tra (hard) Brexit e Remain, o almeno soft Brexit. Egli proponeva dunque agli elettori favorevoli al Remain, o almeno alla permanenza della Gran Bretagna nell’area europea di libero scambio e libera circolazione, come la Norvegia, i criteri in base ai quali scegliere, collegio per collegio, il più europeista tra il candidato Tory e quello Labour, e quando invece votare senz’altro per il candidato Lib-Dem, il più sicuramente europeista, perché i sondaggi lo davano in buona posizione. Come dire: non conta la vecchia bandiera del candidato, ma il suo orientamento sulla questione cruciale per il nostro futuro. Infatti oggi, a elezioni celebrate, in Gran Bretagna il conto principale è quello degli eletti europeisti e del tasso di anti-europeismo dei filo-Brexit. Ora torniamo per un momento a casa nostra: anche da noi la questione politica cruciale è, in ultima analisi, la stessa. Anche qui dalle scelte che compiremo nella prossima legislatura dipenderà se resteremo nel gruppo dei Paesi protagonisti della costruzione della nuova UE o ne resteremo ai margini. Ci potrà essere chi preferisce una declinazione più di sinistra o più di destra dell’una o dell’altra scelta fondamentale; ma alla fine ciò che conterà sarà se avranno vinto gli europeisti o i “sovranisti”. Questo, nella sostanza, essendo il nuovo bipolarismo, perché non impostare fin d’ora schiettamente su di esso il discorso politico, come ha fatto Macron in Francia sfidando tutti gli altri partiti a fare altrettanto e uscendone clamorosamente vincitore?

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